sabato 3 gennaio 2015

Buon Anno?

Cosa vorranno dire quanti con un sorriso smagliante, ignari dei miei e dimentichi dei loro stessi affanni, si avvicinano a me, mi stringono la mano, mi baciano e mi dicono:"buon anno"?
A cosa pensano costoro quando pronunciano una tale amenità? Quale anno? Forse quello appena trascorso che definirlo buono é un insulto a quei tiepidi bagliori di intelligenza che ancora paiono illuminare qua e là la razza umana?
Ma no. Piú probabilmente si vogliono riferire a quello appena arrivato. Ma in questo caso allora si tratta di pura follia collettiva il definire buono qualcosa di cui ancora non si conosce nulla, a parte il numero. Ma allora cos'è? Ahimè la risposta a questo punto appare tristemente scontata: temo si tratti di un semplice quanto insignificante auspicio. Un augurio. Uno di quegli atti di presunzione assoluta svolti con infantile incoscienza da molti di noi almeno una volta nella vita. 
Augurio. È quell'arrogante vaticinare di qualcosa su cui ci è impedito ogni controllo. E lo si fa con orgoglio, ripetutamente. Come se il solo reiterare la nenia realizzasse il desiderio, lo materializzasse qui, ora e subito per te, per me, per noi. Ridicolo.
Ecco quindi l'augurio. Noi uomini del futuro, noi immersi nella scienza e nella tecnica, noi pionieri dello spazio, noi ancora oggi, come antichi aruspici, guardiamo nelle viscere della nostra infinita ignoranza e vediamo il futuro.
Buon anno. E così sia!